Sull’importanza di creare ambienti che favoriscano lo sviluppo di idee e progetti. E sull’incapacità del management di capire le idee, le innovazioni e le visioni dei ricercatori; e di portare i prodotti nella vita reale. Ciò che riuscì invece a fare Steve Jobs.
[Clip dal documentario “Triumph of the Nerds”. Nelle impostazioni si può selezionare la traduzione automatica in italiano. Segue la trascrizione adattata quasi completa]
Cominciò tutto nel 1971 a Palo Alto, appena a sud di San Francisco, quando Xerox, la società che produceva fotocopiatori, creò il Palo Alto Research Center (PARC).
Bob Taylor (ex direttore PARC): “Puoi portare la tecnologia informatica in ufficio e rendere l’ufficio un posto migliore per lavorare. Più produttivo, più divertente, molto più divertente, più interessante, più gratificante, e così ci siamo messi al lavoro su questo”.
Bob Taylor ha diretto il PARC Computer Science Lab e una delle prime cose che ha fatto è stata comprare sedute a “sacco di fagioli” per i suoi ricercatori per sedersi e per fare brainstorming..
Si diceva che dei primi 100 ricercatori informatici al mondo, 58 lavorassero al PARC. Strano perché lo staff non ha mai superato i 50. Ma Taylor ha dato a questi geni nerd risorse illimitate e li ha protetti dalla pressione commerciale.
John Warnock (ricercatore PARC): “L’atmosfera al PARC era elettrizzante. C’era completa libertà intellettuale. Non c’era sapere convenzionale. Ogni idea era pronta per essere sfidata. E veniva sfidata regolarmente.”
Larry Tesler (ricercatore PARC): “Il management disse <<create il nuovo mondo. Non lo capiamo. Qui ci sono persone che hanno molte idee e un talento straordinario. Giovani, energiche>>”.
Adele Goldberg (ricercatrice PARC): “Le persone sono andate lì appositamente per lavorare su programmi quinquennali che erano i loro sogni”.
Tra i computer più interessanti creati al PARC c’è lo Xerox “Alto“. Fu costruito attorno al 1973. Alcune persone sostengono che questo è stato il primo personal computer. In realtà non lo è perché, tra l’altro, non è mai stato messo in vendita, e soltanto i componenti costavano 10000$. Ma ha tutti gli elementi di un personal computer moderno e senza di esso non avremmo il Macintosh, non avremmo Windows, non avremmo molte delle cose che apprezziamo oggi nell’informatica.
E, ironicamente, nessuno di questi oggetti porta il nome Xerox.
“Alto” era amichevole e intuitivo.
Aveva la prima interfaccia grafica (GUI) che utilizzava un mouse per indicare le informazioni sullo schermo, era collegato ad altri pc da un sistema chiamato Ethernet, la prima rete di computer, e quello che vedevi sullo schermo era esattamente quello che ottenevi dalla tua stampante laser.
Era molto avanzato per il suo tempo.
Larry Tesler: “Tutti volevano fare una vera differenza. Pensavamo davvero che stavamo cambiando il mondo e che al termine di questo progetto, o di questo insieme di progetti, il personal computing sarebbe esploso sulla scena esattamente come lo avevamo immaginato e avrebbe colto tutti di sorpresa.”
Ma i brillanti ricercatori del PARC non riuscirono mai a convincere il management Xerox che la loro visione era accurata. La sede centrale di New York ignorava le tecnologie rivoluzionarie che possedevano a 3000 miglia di distanza. Semplicemente non le capiva.
Bob Taylor: “E nessuno del vertice dell’azienda era preparato ad accettare le risposte. Così c’era una tremenda discrepanza tra il management e ciò che i ricercatori stavano facendo.
Queste persone non avevano mai immaginato quale sarebbe stato il futuro dell’ufficio, e quando fu presentato loro, non avevano nessun meccanismo [mentale] per trasformare queste idee in prodotti reali.
Questa è stata la parte realmente frustrante di tutto perché stavi parlando a persone che non capivano la vision e tuttavia la visione stava per essere creata ogni giorno all’interno del Palo Alto Research Center.
E non c’era nessuno che accogliesse questa vision”.
Ma a poche miglia giù per la strada di Palo Alto c’era un uomo pronto a “condividere” la vision. L’uomo più pericoloso nella Silicon Valley. Le persone lo amavano e lo odiavano, spesso nello stesso tempo.
Per 10 anni, con la pura forza della volontà, ha fatto in modo che l’industria dei personal computer seguisse la direzione che gli stava dando. […] Stiamo parlando di una persona che vedeva il personal computer come il suo strumento per cambiare il mondo.
Stiamo parlando di Steve Jobs.
Larry Tesler (dopo Xerox diventato ricercatore principale alla Apple Computer): “Quando non ero sicuro che cosa significasse la parola carisma, incontrai Steve Jobs. E allora capii cosa significava. Voleva che tu fossi grande e voleva che tu creassi qualcosa che era grande e faceva in modo di fartelo fare”.
Bob Metcalfe (fondatore della 3COM): “E’ anche odioso, e questo deriva dai suoi alti standard. Ha standard estremamente elevati e non ha pazienza con le persone che non condividono quegli standard o che non si danno da fare per raggiungerli”.
Steve Jobs aveva cofondato Apple Computer nel 1976. Il primo personal computer, l’Apple 2, fu un successo e fece di Steve Jobs uno dei più grandi nomi in una nuova industria.
Al culmine del successo di Apple nel dicembre 1979 Jobs, allora ventiquattrenne, ottenne un invito privilegiato a visitare lo Xerox PARC.
Steve Jobs: “E mi mostrarono tre cose, ma ero così accecato dalla prima che veramente non ho visto le altre due. Una delle cose che mi mostrarono fu la programmazione orientata agli oggetti, me l’hanno mostrata ma non l’ho nemmeno vista. L’altra cosa che mi mostrarono fu un sistema di computer in rete con un centinaio di computer Alto collegati in rete usando e-mail, ecc. ecc. Non me ne sono nemmeno accorto.
Ero così accecato dalla prima cosa che mi mostrarono, che era l’interfaccia utente grafica. Ho pensato che fosse la cosa migliore che avevo visto in vita mia. Tieni presente, era molto imperfetta. Quella che abbiamo visto era incompleta, avevano fatto un sacco di cose sbagliate ma non lo sapevamo al momento.
Tuttavia aveva il germe dell’idea, era lì e l’avevano fatto molto bene. E nel giro di dieci minuti mi fu ovvio che tutti i computer nel futuro avrebbero funzionato in quel modo un giorno”.
Fu un punto di svolta. Jobs decise che quella era la strada da seguire per Apple.
Adele Goldberg (fondatrice del PARC Place Systems): “[Steve Jobs] ritornò e chiese, ma in realtà pretese, che tutto il team di programmazione facesse una demo del sistema “Smalltalk”. E l’allora capo del Science Center mi chiese di fornire la demo perché Steve mi chiese specificamente di fornire la demo. Io dissi <<assolutamente no>>. Ebbi una grossa discussione con i dirigenti Xerox che stavano per dare via il “lavello della cucina” e dissi che l’avrei fatto solo se me l’avessero ordinato di farlo perché così sarebbe stata una loro responsabilità. Ed è quello che fecero”.
Adele e il collega mostrarono ai programmatori Apple una macchina Alto che eseguiva un’interfaccia utente grafica.
Così i visitatori della Apple videro un computer progettato per essere facile da usare. Una macchina che ciascuno può operare e trovare amichevole.
Bill Atkinson (designer, Macintosh Development Team): “Penso che principalmente quello che abbiamo ottenuto in quell’ora e mezza è stata ispirazione. E fondamentalmente solo una sorta di rafforzamento delle nostre convinzioni che un modo più grafico di fare le cose avrebbe reso questo computer aziendale più accessibile”.
Larry Tesler: “Dopo un’ora, guardando le demo, capirono la nostra tecnologia e cosa significava più di quanto avesse capito qualsiasi dirigente Xerox dopo anni passati a mostrarglielo”.
Steve Jobs: “Fondamentalmente erano teste da copiatrici, semplicemente non avevano idea di cosa potesse fare un computer. […] Xerox potrebbe possedere l’intera industria dei computer oggi”.